Turismo verde: Ecomuseo
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Turismo Verde: l’Ecomuseo delle Erbe Palustri, una storia di comunità

Nel nostro girovagare e pensando ad un turismo verde, ci accorgiamo che molti luoghi che visitiamo, e dei quali scriviamo, che siano un castello una pieve o un ecomuseo, ci raccontano di donne uomini e di comunità strettamente collegati all’ambiente che li circonda.

In questi mesi di turismo di prossimità abbiamo attraversato la nostra bella regione e parlando di Romagna ti invitiamo a leggere

Itinerario a Brisighella in camper

Questa volta attraversando la pianura romagnola a pochi chilometri dalla chiassosa e spumeggiante Riviera siamo andate,  per una tappa di turismo verde,  alla scoperta di un ecomuseo. Uno scrigno di storia, unico per tipologia che raccoglie in sé l’essenza di un luogo.

Un esperienza di turismo verde, la visita ad un Ecomuseo
Sala riprese video di ambienti del Lamone

Ecomuseo

Per chi non lo sapesse gli ecomusei  sono particolari musei che nascono con lo scopo di recuperare un identità, di esaltare il patrimonio di usi, costumi, natura, e tradizioni tipiche di un territorio.

In un ecomuseo vengono concentrate quelle eredità che il tempo ha lasciato nella memoria degli abitanti del luogo. Qui vengono raccolte e raccontate per dare la possibilità a chi visita questi luoghi di vivere un’esperienza di turismo culturale,  turismo verde,  e anche turismo enogastronomico.

In questa nostra tappa abbiamo visitato un ecomuseo dove la storia del territorio e della sua economia è strettamente legata all’uso di vegetazioni spontanee, e alle donne che l’abitavano.

Qui abbiamo conosciuto una donna che ha fortemente voluto che fosse qui raccontata la storia della sua terra e le vicissitudini che hanno dovuto attraversare gli abitanti.

Ci siamo fermate a Villanova di Bagnacavallo un tempo Villaova delle Capanne e l’ecomuseo di cui ti raccontiamo è:

Ecomuseo delle Erbe Palustri

Turismo verde un incontro all'Ecomuseo delle Erbe Palustri
Angela e Maria Rosa Bagnari

Incontriamo Maria Rosa Bagnari , una minuta signora romagnola che, come spesso accade da queste parti,  ha un carattere schietto, verace, che denota l’amore per questa terra e passione per la collezione . Ci racconta di come e perché proprio a Villanova, un minuscolo paese sull’argine sinistro del fiume Lamone si sia sviluppato nei secoli una realtà che portò il paese a inizi 900 ad essere famosissimo in tutta la nazione per i propri manufatti.

Tutto il territorio di Villanova fino alla foce del Lamone sull’Adriatico era una zona umida ricca di terre paludose, ma povera di coltivazione e attività economiche. Si iniziarono a raccogliere le erbe palustri che crescevano spontaneamente e a lavorarle trasformandole in vari manufatti di utilità alle attività quotidiane caratterizzati da modelli e trame particolari. Gli ambienti di lavoro erano le abitazioni, prima capanne povere, poi borgate con case contigue che si stendevano verso il fiume, via alzaia principale.

Nel tempo questa attività a cui si dedicava tutta la comunità si specializzò creando alcune imprese dove soprattutto le donne avevano un ruolo fondamentale ed economico. Negli anni ’50 l’estro femminile, che dava a determinati prodotti un tocco unico e particolare, attira l’attenzione di alcuni stilisti di moda per i quali crearono borsette che vennero esportate e vendute nel mondo.

Purtroppo con l’avvento delle materie plastiche l’utilizzo delle Erbe palustri diminuì fino a decretare la crisi e il declino di tali attività. 

 

Nel 1985 nasce l’Ecomuseo delle Erbe Palustri

 con la finalità primaria di salvare e documentare un bagaglio di capacità e valori legati alla vita vissuta fra terra e valle. Il Centro recupera incastri, intrecci, tessiture, trame, torsioni, filature, realizzati con le vegetazioni spontanee delle zone umide

(cit. dal sito)

 

Le sezioni

Nei quattro piani dello stabile dove l’Associazione Culturale Civiltà Erbe Palustri, ha sviluppato la raccolta dei pezzi, si snoda  il percorso museale. Vengono proposti ambienti storici e testimonianze della vita sociale ed economica della comunità di Villanova. All’esterno invece è ricostruito l?Etnoparco di Villanova delle Capanne comprende stagno con canneto, i capanni classici del ravennate, i servizi della corte rurale con l’orto-giardino ed il pollaio

Attraverso video, mappe digitalizzate, ricostruzioni di ambienti domestici, sezioni espositive di cicli produttivi delle erbe impiegate a Villanova, fino ad attrezzature ed esempi moderni dell’impiego della canna in bioedilizia, si accopagna il visitatore a vivere un’esperienza vera di turismo verde in questo territorio, di zone umide fra le più belle, fino al Delta del Po.

Vi è poi una sezione all’aperto dedicata al viaggio fra le tipologie di canne palustri, orticoltura tipiche e e capanne, fedelmente ricostruite. Queste rappresentano il tentativo di salvaguardare,  non solo le modalità abitative tipiche del paese di Villanova, ma soprattutto le tecniche e le conoscenze costruttive usate per la loro edificazione.

La locanda

Turismo Verde una locanda come vita di comunità
Interno Locanda dell’Allegra Mutanda

Il viaggio in questa esperienza di turismo verde, termina in un luogo dal fascino particolare.
Maria Rosa ci accompagna nella locanda; ma non una trattoria qualunque la “Locanda dell’allegra mutanda“.

La nostra domanda è stata ovvia: “Ma perchè questo nome?” La risposta altrettanto semplice: “Guardate in alto e vedrete uno spaccato tipico delle nostre cucine, allestito per riportar alla memoria le tradizioni contadine”.  Una distesa di diverse tipologie di indumenti intimi tipici del periodo inizi ‘900. E ovviamente il sorriso nell’ospite è d’obbligo.

I volontari dell’Associazione cucinano, con i prodotti di aziende del territorio che fanno parte del consorzio di Bagnacavallo, ottimi piatti legati alla tradizione. Si accede solo su prenotazione e con un minimo di persone, per completare una meravigliosa esperienza. La sala e la zona all’aperto attualmente accoglie 70 coperti, ma in questo periodo conviene contattare l’ecomuseo per accordarsi.

Inoltre sempre negli ambienti della Locanda, vengono proposti corsi didattici di cucina tradizionale e contadina. Tutto l’Ecomuseo è aperto a corsi di intreccio, didattica nelle varie sale convegni e di costruzione, sia per le scuole che la formazione di turismo esperienziale.

Conclusioni

Un ringraziamento particolare va a Maria Rosa che così gentilmente ci ha accompagnato nella visita, facendoci respirare il mondo meraviglioso di questo spaccato di Romagna.

Avremmo tantissime storie e aneddoti legati all’Ecomuseo delle Erbe Palustri di cui scrivere; ogni oggetto esposto ha una storia o è legato ad un aneddoto, ma non possiamo raccontarti tutto. Ti invitiamo invece ad andare di persona a scoprire questo luogo splendido.

Per la visita in gruppi e gli orari di apertura consigliamo di contattare direttamente l’Ecomuseo qui

Il biglietto singolo di entrata costa € 2,00 ed è gratuito per bambini fino a 10 ani, disabili e accompagnatori.

I cani non possono entrare.

Il camper può essere tranquillamente parcheggiato nell’ampio parcheggio a fianco della struttura, con fontana per acqua potabile accessibile.

Una curiosità:

  • A poche centinaia di metri dall’Ecomuseo si trova il Cimitero Militare Canadese della Seconda Guerra Mondiale.
  • Poco distante dall’Ecomuseo si trova la piazza del paese con la via Rampa che porta al percorso naturalistico sulla sommità arginale sinistra del Fiume Lamone, re delle valli e delle bonifiche romagnole

 

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