È un pomeriggio uggioso quello che ci accoglie al Museo del Culatello mentre parcheggio il nostro mezzo e ci incamminiamo verso l’antica villa. Potrei dire proprio un pomeriggio umido adatto al Culatello.
Le piante sono ancora in fase di germogliazione e la fioritura, che lo scorso anno era già presente rigogliosa, quest’anno tarda.
Ad aspettarci troviamo alcuni meravigliosi pavoni dalle ricche code sfavillanti e statue di maiali, che come sentinelle del Museo del Culatello e della Antica Corte Pallavicina, controllano il passaggio umano.
È mercoledì e non c’è ressa per fare la visita, solo qualche turista straniero e alcuni studenti. Lo staff gentilissimo ci accoglie e ci imposta le audioguide, strumenti molto preziosi che completano i 34 pannelli presenti nel percorso.
E condivido qui con te una mia riflessione sull’esposizione museale: oggi ho chiuso il cerchio delle mie radici contadine.
Faccio questa affermazione, perché in questo luogo così antico e ricco di storie, di racconti, di tradizioni di famiglia e di arte norcina, io ho ritrovato la mia infanzia di bambina, nipote di contadini legatissimi a questa terra. Forse anche questo è uno dei motivi per cui amo tantissimo la “Bassa del Po” e in generale le zone vicine ai grandi fiumi.
Il Museo del Culatello: guida alla visita
Attraverso i mie personali ricordi e le mie emozioni ti accompagno in questa visita nel mondo contadino fatto di tradizione e arte norcina.
Ti consiglio il comodissimo utilizzo dell’audioguida e la lettura dei pannelli molto esaurienti, attraverso i quali ho ricordato le giornate della “Festa del Maiale” nelle aie.
Cosa ho visto in questa visita:
- ho rivisto il recupero del Maiale Nero, un piccolo maiale tipico di queste zone già da tempi antichi: una razza persa nel tempo. Negli anni questo piccolo maiale non riusciva più a sfamare la crescente popolazione con le sue carni saporite e quindi, per esigenze commerciali, fu incrociato con il più grande maiale inglese.
L’allevamento adiacente al Museo del Culatello, che avviene allo stato brado nei terreni adiacenti la golena del Po è un atto di recupero di questa razza.
- Ho riscoperto i mestieri antichi legati a questa terra: i traghettatori e i pescatori del Grande Fiume, ma soprattutto ho ritrovato il Masalèn, l’antico mestiere del norcino, che praticava l’arte corretta della macellazione del maiale.
- Continuando la visita ho rispolverato differenze gastronomiche come quelle fra il Gentile e il Felino o la Mariola.
- Ho fatto un viaggio emozionale alla riscoperta di questa terra meravigliosa che è riuscita ha creare prodotti di eccellenza gastronomica unici al mondo.

Il Museo del Culatello è ubicato nell’Antica Corte Pallavicina a Polesine di Zibello. E’ stata recuperata dopo 20 anni di lavori dallo Chef Massimo Spigaroli, che ci ha aperto la sala della cantina facendosi immergere in una sinfonia di forme, ma soprattutto di inconfondibili profumi.
I Culatelli in stagionatura erano sia di maiale rosa, sia di maiale nero. Due culatelli quindi per due diverse pezzature: più grande il primo, più piccolo il secondo.
Un ricordo qui per te
Questa cantina mi ha fatto ricordare un’esperienza che condivido qui con te.
Alcuni anni fa abbiamo accompagnato un gruppo di amici in camper ad una tappa del November Porc; ci fermammo presso un’azienda agricola dove incontrammo l’arte di un Masalèn, il signor Vittorio, e ne visitammo la cantina di stagionatura.
Vittorio lavorò in diretta, davanti a noi, con mani sicure nonostante la sua veneranda età, e grande maestria, la carne della parte alta della coscia del maiale. Ci narrò non senza una visibile emozione, della sua vita e di come imparò ed iniziò il mestiere del norcino, spostandosi in bicicletta fra le case e le famiglie contadine con la sua borsa degli arnesi da lavoro.
Ferri che ancora oggi custodisce gelosamente e armeggia con grande abilità.
La carne, una volta inserita nel budello di vescica e legata ad arte come solo i Masalèn sanno fare, divenne un Culatello.
La Cantina di stagionatura della Corte Pallavicina
Ma torniamo alla visita. Dal Museo del Culatello, attraversando alcune sale dove è ripresentata la vita contadina, ci si sposta sotto terra, nella cantina che mantiene gli storici mattoni originari dell’epoca. Proprio qui i culatelli, restando a temperatura costante, stagionano e si ricoprono di quella muffa, così tipica e inconfondibile.
I culatelli pronti per la consumazione, vengono spazzolati, si tolgono i cordami, il budello e le ultime cuciture. Il Culatello viene avvolto in uno straccio di cotone, bagnato con il vino bianco, lasciato a riposo per ammorbidirlo leggermente. Solo alla fine di tutto ciò si può scoprire la meraviglia del profumo inconfondibile e il sapore del vero Culatello di Zibello DOP.
Conclusioni
Se ancora non lo hai visitato segnalo in agenda, e valuta anche di terminare il percorso con una degustazione che arricchirà il tuo palato di gusti unici.
Come già detto ti consiglio di effettuare la visita sia leggendo i pannelli, sia utilizzando le audioguide che completano le informazioni.
Per tutte le informazioni, i giorni e gli orari di apertura, consulta il sito di riferimento.
Per la sosta del camper non ci sono aree attrezzate in zona, ma a Polesine trovate un parcheggio comodo per arrivare al Museo.
L’area più vicina è quella di Roncole Verdi che dista 10 chilometri.