Ognuno di noi ama il proprio camper, ammettiamolo, quando si tratta di cambiarlo son dolori; figuriamoci poi vendere il proprio camper usato ad un privato.
Anche tu di certo sarai d’accordo che molto spesso il primo approccio al mondo della vacanza plein air avviene facendo o vacanze in camper con amici, o noleggiando un mezzo per il weekend o per le ferie. Poi una volta “innamoratisi” di questa tipologia di vacanza, si passa all’acquisto. E solitamente come primo acquisto si pensa ad un usato.
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Ecco che oggi ti racconto la storia di un camper usato e della sua fine.
Come siamo diventati camperisti
Nel 1997, dopo aver fatto vacanze in moto prima, in auto poi, e infine con i nostri cani passate in giro all’estero per residences, ci siamo resi conto che:
- la vacanza in albergo ci stava stretta: per noi troppi orari
- preferivamo spostarci spesso per visitare e fare itinerari
- avevamo anche i cani a cui pensare. All’epoca non tutte le strutture, specialmente in Italia li accettavano.
Poi nell’estate del 1997 trascorremmo una settimana in Francia sul Canal du Midì in Houseboat. In primavera di quell’anno avevamo già trascorso qualche giorno in Toscana con un camper a noleggio, e ne eravamo rientrati entusiasti; la vacanza in houseboat fece il resto.
Il senso di libertà, la tranquillità del viaggio durante l’itinerario, la possibilità di soste, nessun orario da rispettare; beh con le houseboat qualche orario da rispettare in effetti c’è: le chiuse e la pausa degli operatori, i chiusini.
A settembre facemmo un giro alla Fiera del Camper, che all’epoca si chiamava Mondo Natura e si svolgeva a Rimini per vedere i nuovi e i camper usati, e ad ottobre decidemmo di trovarne uno per noi.
Immaginerai il giro fra i concessionari, considerando che all’epoca non era molto attiva la vendita on-line, e la consultazione di riviste per le inserzioni di usato.
Morale: a Febbraio 1998 trovammo in nostro mezzo ideale.

Piccola storia di un camper usato finito in Libia
Classe 1989 Semintegrale Pilote su Fiat Ducato 1900 aspirato “Un fulmine di guerra” come lo definì amorevolmente il concessionario.
Unici proprietari una coppia di signori reggiani che quando li contattai per alcune informazioni, si commossero sapendo che il loro amato cucciolo finiva ad una coppia prima esperienza. Mi informarono di tutti i pregi che il mezzo aveva (ed erano tanti per quel periodo) e i difetti: “..Uno solo ” ammisero “La poca ripresa, specie in salita, e la velocità. Si tratta di un mezzo pesante, del quale ho rinforzato il tetto per poter andare all’autodromo a vedere le gare stando seduto lassù con sedia e tavolino. Vedrà la copertura fa da insonorizzazione e quando piove non se ne accorgerà nemmeno. Non ve ne pentirete”
Ed in effetti così fu: non lo abbiamo mai usato per stare seduti a tavolino sul tetto, ma con lui abbiamo macinato tantissimi e tranquilli chilometri. Abbiamo fatto viaggi lunghissimi fino a La Coruna lungo il Cammino di Santiago e rientro via Barcellona e la Francia del Sud. O il viaggio in Olanda Belgio e Germania, per citarne alcuni di quelli fatti in 6 bellissimi anni. Ricordo ancora le piastrelle in porcellana del piano d’appoggio e il lavello della cucina in ceramica.
Ma alla fine decidemmo che era ora di cambiarlo: altra carrozzeria, altra motorizzazione altre necessità viaggiando con i nostri cagnoni che nel frattempo erano due in viaggio.
Trovato un mezzo idoneo al caso nostro decidemmo per l’acquisto con ritiro usato; ma essendo noi di Parma il concessionario ci fece sapere che c’era una grossa azienda della nostra provincia che cercava un camper per un cantiere. Un po’ ci dispiaceva, avremmo preferito saperlo ancora in strada, ma in effetti l’offerta economica era invitante, e accettammo.
Terza vita del nostro camper
L’Azienda che lo acquistò ci disse che ne aveva bisogno per un ingegnere che doveva spostarsi fra due cantieri molto spesso. Essendo camperista, fu proprio lui che suggerì la soluzione di acquistare un usato e attrezzarlo di condizionatore e generatore per poter essere più libero negli spostamenti e nei sopraluoghi ai cantieri.
Seppi poi tramite il concessionario che il camper rimase in Libia alcuni anni dove terminò la sua illustre carriera; l’ingegnere in questione era un suo cliente e affermò che il camper usato fu una scelta ottimale per il suo lavoro e che quel mezzo era ancora decisamente valido.
Non seppi poi la fine del camper, ma immagino che sarà o rimasto laggiù o finito nei depositi automezzi di questa importante azienda. Io preferisco immaginarlo arrugginito e impolverato al buio fra grossi escavatori e macchine per l’asfalto, in qualche magazzino qui del parmense.